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I Cento violini di Santa Vittoria

 

Verso la fine dell’800, nella zona della bassa reggiana e più precisamente a Santa Vittoria di Gualtieri, prese vita e si diffuse quel genere musicale che si protrasse fino alla metà del ‘900 chiamato Liscio.

Santa Vittoria era l’unica zona in provincia di Reggio Emilia ove durava il sistema del latifondo, sotto il potere dei Greppi, che richiedeva una copiosa quantità di manodopera di braccianti, i quali per l’intera stagione invernale erano disoccupati.

Oltre a ciò nel 1890 nacque la prima COOP BRACCIANTI, che in seguito acquistò la tenuta Greppi.

Per ciò al fine di arrotondare i guadagni questi operai agricoli organizzavano feste da ballo.

Grazie alle figure di cantastorie e musicisti ambulanti vennero divulgati valzer, polke, mazurke che venivano già eseguiti alla corte viennese e nei caffè alla moda, trasformandoli in motivi popolari.

Inoltre a Santa Vittoria la presenza di una banda favoriva il diffondersi di un’alfabetizzazione musicale comportando così la composizione e diffusione di nuovi balli.

Si presuppone inoltre che i patriarchi di molte famiglie di Santa Vittoria avessero origini nomadi, per la precisione tzigane, provenienti dalla terra dei Magiari (Ungheria) e che si fossero poi stabiliti nella zona tra Cadelbosco e la sua frazione di Zurco, per l’appunto chiamata “il paese dei Magiari”.

Tale ipotesi lascia pensare che i capostipiti dei vari gruppi vittoriesi [KARPI=?CARPI;  BANIOLI=?BAGNOLI] provenissero da Cadelbosco e che nel tempo avessero poi impartito delle lezioni tecniche per suonare il violino.

Nella seconda metà del secolo scorso aumentarono le occasioni per organizzare feste da ballo, a causa di quel periodo che era caratterizzato da gravi tensioni e lotte socio-politiche propense al riscatto sociale e culturale; i musicisti inoltre non suonavano solo nelle fiere, ma anche nei funerali o nei matrimoni ed in altre occasioni.

Le normative relative all’organizzazione di feste da ballo, sia pubbliche che private, era molto severa.

Serviva il permesso rilasciato dal podestà al suonatore o a chiunque altro volesse, anche nelle case private; il comune poi mandava i “Reali Dragoni”, che dovevano essere pagati dall’organizzatore della festa, per controllare che non nascessero risse.

L’autorità ecclesiastica disapprovava tali feste, ritenendole motivo di disturbo per le funzioni religiose; inoltre le danze diventando da “staccate” a “coppia chiusa”, i corpi venivano a stretto contatto provocando lo scandalo tra il clero.

Così accadeva che si suonava il più lontano possibile, ad esempio sul confine del territorio tra Gualtieri e Cadelbosco , sul Ponte delle Portine, per evitare gli arresti, poichè le guardie di Gualtieri non avevano potere sul territorio di un altro comune.

In seguito, con l’avvenuta Unità d’Italia e la conseguente diminuzione dell’influenza del potere del clero si ebbe una crescita straordinaria di gruppi di suonatori e quindi di orchestrine che eseguivano solo quasi esclusivamente brani propri.

Per questo Santa Vittoria venne indicata per più di un cinquantennio con la denominazione de “Il paese dei cento violini”.

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