Santa Vittoria

Santa Vittoria
Santa Vittoria sorgeva nei punti più alti di un’ampia zona valliva all’interno di un’estesa zona paludosa. Attorno al 1200 nell’attuale frazione c’era soltanto, vicino al Crostoso, un piccolo insediamento di pescatori di gamberi: Gambararia è il primo nome di Santa Vittoria.
La soluzione al problema delle acque comportava un oneroso intervento e per questo nel 1500, quando la località era conosciuta con il nome di Camporaniero, parte del territorio fu donato al Cardinale Ippolito d’Este affinchè si occupasse della bonifica della zona. Nel 1561 i gualtieresi donarono a Cornelio Bentivoglio i diritti su Camporaniero in cambio dell’opera di bonifica.
L’apertura nel 1576 della Grande Botte sotto il Crostolo e il collaudo della bonifica vennero festeggiati con la costruzione della nuova chiesa parrocchiale a Camporaniero, dedicata a S. Vittoria.
Gli effetti di bonifica riuscirono ad incrementare la produzione di cereali, anche se nel ‘700 il suolo si impoverì notevolmente.
Giunse nel 1769 a S. Vittoria l’imprenditore milanese Antonio Greppi che, deciso a investire nel comune, acquistò dalla Camera Ducale di Modena più di 1500 biolche e fece costruire un nuovo palazzo padronale di fronte alla chiesa parrocchiale. Nella nuova Azienda Agricola Greppi vennero introdotta la coltivazione del riso su vasta scala e sperimentate nuove colture come il tabacco e l’allevamento del baco da seta. A lavorare in queste terre giunsero braccianti e tecnici specializzati dal mantovano e dal vercellese.
La vita del paese cambiò radicalmente in periodo napoleonico in quanto il paese aderì alla Repubblica Reggiana, diventando comune autonomo (1806) in contrapposizione con Gualtieri, fedele all’autorità ducale.
Le difficili condizioni ambientali e lavorative e la presenza di salariati provenienti da diverse province all’interno della grande impresa capitalistica furono alla base di un’importante movimento cooperativistico. Nel 1890 si costituì la Società Cooperativa Anonima fra Braccianti del Comune di Gualtieri, di ispirazione socialista, che gestiva il collocamento e la tutela dei lavoratori. Nel 1911 tale società divenne Società Anonima Cooperativa Agricola, che nel 1912 acquistò la tenuta Greppi.
Questa struttura resistette alla prima guerra mondiale; i fascisti, nascondendone le origini socialistiche, ne esaltarono l’importanza e cercarono di salvarla dalla crisi del 1931. Numerosi braccianti e contadini aderirono prima alla Resistenza e poi al partito comunista. Nel 1974 il Palazzo Greppi, divenuto una spesa onerosa per la Cooperativa, fu venduto al Comune di Gualtieri che lo trasformò in un centro polifunzionale contenente farmacia, sala civica, alcune abitazioni, e sedi per associazioni.
Curiosità: Santa Vittoria è anche conosciuta come il paese dei Cento Violini per la presenza di una tradizione musicale antica di due secoli.
Cento violini

Il Palazzo Greppi
Edificato tra il 1770 e il ’79 è un esempio di residenza nobiliare integrata ad un’azienda agricola.
E’ dominato dalla casa padronale sviluppata su tre livelli e posta frontalmente alla chiesa, a rappresentanza della forza e del potere del proprietario.
Il palazzo Greppi, su modello delle cascine piemontesi e lombarde, assunse una triplice funzione: ai lati di levante e di ponente avevano sede la casa dei salariati e l’ammasso e lavorazione di prodotti, al centro si trovava invece la residenza del padrone. L’azienda si appoggiava inoltre ad un insieme di cascine sparse nel latifondo, ciascuna con una propria produzione specializzata.
A realizzare il palazzo contribuirono il Marliani, milanese dilettante di architettura ma esperto di risaie, il Piermarini, il Bolognini ed in fine il reggiano Tarabusi. Gli affreschi sono attribuiti al gualtierese Sogliani e al viadanese Morini.
All’interno del palazzo si trova il salone centrale caratterizzato da pianta quadrata ai cui lati, sulle pareti, si trova il ballatoio cinto da un’elegante ringhiera, il tutto sorretto da mensolati decorati. Il soffitto è decisamente particolare, ha una forma leggermente ricurva e su di esso è affrescata una finta cupola, con prospettiva “dal sotto in su” e con il punto focale decentrato per privilegiare la vista a coloro che entravano da quello che era l’ingresso originario.

La chiesa di Santa Vittoria
La costruzione della chiesa fu voluta da Cornelio Bentivoglio, come segno di rinascita delle terre paludose; essa fu dedicata a Santa Vittoria.
La parrocchia venne fondata nel 1586 e le venne donata nel 1648 un’importante reliquia della Santa dall’arcidiacono di Guastalla.
A causa delle frequenti inondazioni del canale Crostolo e di sporadici eventi sismici questa chiesa venne più volte restaurata e migliorata. Da sottolineare è il rialzamento della torre del campanile nel 1686 per favorire l’avvistamento delle compagnie francesi e spagnole e darne l’allarme.
Il culto di Santa Vittoria si intensificò grazie alla messa in fuga nel 1743 di un’invasione di cavallette ritenuta miracolosa.
La semplicità dell´esterno rispecchia la sobrietà dell´interno. Oggi la chiesa presenta una facciata settecentesca e l’interno è suddiviso in tre navate; nonostante numerosi lavori di restauro e consolidamento presenta numerose lesioni.
All’interno non vi sono cappelle, gli altari minori sono distribuiti lungo il muro perimetrale; sull’altare principale è collocato un crocefisso ligneo di pregiata fattura.